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Presentazione Libro “Prendersi cura dei legami familiari, una clinica centrata sulle persone”

Durante il primo periodo dell’emergenza sanitaria, ci siamo “incontrate” a distanza e abbiamo progettato insieme questo percorso. Abbiamo puntato tutto sul “Noi”e sulle nostre relazioni personali e professionali.
Ieri ci siamo ritrovate, una delle prime volte in presenza. Abbiamo presentato il nostro lavoro e abbiamo portato con noi anche le famiglie incontrate nei percorsi di aiuto. Un momento di emozione, scambio e confronto con i presenti.
Tutto ciò mi conferma che da soli si va più veloce, ma insieme si va più lontano.

Grazie, Emanuela Tardioli, Cristina Giuliattini, Daniela Consales, Laura Caetani, Laura Porzio Giusto, Maddalena Vignarelli, gli ospiti, i presenti e me ❤️

Prossima presentazione del libro “Prendersi cura dei legami familiari. Una clinica centrata sulle persone”. Saranno presenti anche le co- autrici. Sarà un momento di incontro e confronto. Vi aspettiamo

Conflitti e separazioni

di Valeria Papa

La separazione familiare è considerata come un evento para-normativo nel ciclo vitale di una famiglia, in cui una dimensione di conflittualità è normale. Tuttavia, in alcuni casi, il conflitto può cronicizzarsi “durante e dopo” la separazione, fino a compromettere la capacità genitoriale di garantire il benessere dei figli.

Le famiglie altamente conflittuali assumono modalità relazionali rigide, distruttive e pervasive nel rapportarsi reciprocamente, coinvolgendo anche i figli. L’alta conflittualità è considerata come un fattore di rischio per la crescita armonica dei figli poiché assorbe energie, attiva difese, condiziona gli umori e le relazioni, esaspera le crisi. Eppure, in alcune occasioni sembra alimentarsi senza fine.

Le separazioni conflittuali possono tradursi in lunghi procedimenti giuridici in cui la Magistratura può intervenire anche per accertare l’esistenza di fattori di rischio ed indicare, interventi a sostegno del nucleo familiare o interventi di protezione e tutela dei minori.

Il professionista, che accompagna le famiglie nei percorsi disposti dal Giudice, deve conoscere l’influenza che l’obbligatorietà ha nelle persone, il peso dei pregiudizi che aleggiano in alcuni contesti di aiuto e al tempo stesso, anche il senso di opportunità che può essere colto dagli utenti in questi invii. Il professionista non può rinunciare al contatto con la propria esperienza interiore, considerando il peso di certi mandati sul proprio setting interno.

I setting di intervento più efficaci, prevedono forme di lavoro multidisciplinare sia con il nucleo familiare che con la rete dei servizi. L’equipe rappresenta una risorsa che contrasta la tendenza a polarizzarsi nel conflitto. La riflessione condivisa appare inoltre come strumento efficace contro la tendenza ad agire e frammentare gli interventi dei Servizi, in risposta alle urgenti “richieste” delle famiglie. Gli interventi specialistici, hanno in comune una finalità: la tutela del minore, la protezione dello stesso da rischi che possano compromettere il benessere.

Tratto da “Prendersi cura dei legami familiari” A cura di Emanuela Tardioli, Ed Alpes 2022

Prendersi cura dei legami familiari

Alla mia famiglia, mie radici, energia per le mie ali.

Abbiamo voluto rappresentare la ricchezza, la fatica e la bellezza di anni di esperienza nel lavoro con le famiglie. Una narrazione che racchiude il valore dei legami e l’importanza di proteggerli, soprattutto nei momenti di difficoltà.

https://www.alpesitalia.it/prodotti-940-prendersi_cura_dei_legami_familiari#.Y2Jm0tDIbbw.facebook

Il conflitto e le separazioni

Esiste in Giappone un’arte che fa dell’errore un’opportunità, della fine un inizio. Dell’irreparabile, bellezza. E’ kintsugi: l’oro kin che si fa colare in tsugime, ovvero le saldature di un oggetto di ceramica che ha subìto un qualche incidente.

E’ una ciotola che cade, si frantuma e mostra così la natura fragile e parziale delle cose, che spiega come in verità il mondo sia fatto di pezzi, grandi o piccoli, e come stia a noi ricompattarli nel modo più indolore. Sono stoviglie spaccate, sbreccate, rinsaldate con la lacca e i cui punti di rottura vengono riempiti e decorati con l’oro, con l’argento.

Kintugi è una tecnica nata in Giappone e nella stessa definizione del termine, si racconta in questa lingua l’attesa trepidante e gioiosa nel vedere cosa verrà fuori dalla riparazione. La felicità rappresa nell’ errore. (tratto da WA, la via giapponese dell’armonia di Laura Imai Messina)

Il conflitto, ci separa e annienta in pezzi isolati e soli. Ma appartiene alla nostra umanità, ci confronta con parti molto intime e in ombra di noi stessi. È solitudine e l’opportunità.

Nessuno di noi è esente da parti intime che ci animano fortemente, e al tempo stesso fanno di noi persone uniche e irripetibili.

Valeria Papa

psicologa -psicoterapeuta

Saper Disinnescare

«Però una cosa importante l’ho imparata. Saper disinnescare. Non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia.
Non credo che sia debole chi è disposto a cedere, anzi è un uomo saggio. Le uniche coppie che vedo durare sono quelle dove uno dei due, non importa chi, riesce a fare un passo indietro. E invece sta un passo avanti.»

Tratto dal film “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese, 2016.

Credo che sia una delle tante sfide che ogni coppia, nel tempo, impara ad affrontare. Nelle discussioni quotidiane, così come nelle grandi litigate.

Dott.ssa Valeria Papa, psicologa e psicoterapeuta

Riceve all’Infernetto e all’ Eur,

per appuntamento: 3932281924

Gli adolescenti, la rabbia

“E’ un mondo malato, vuoi dare anche tu il tuo piccolo contributo di fango? Accomodati… Sei sicura? Sei davvero sicura che quello che hai visto corrisponda alla realtà?” (Bad, 2014).

La rabbia è un’emozione basilare della nostra esperienza. Solitamente si attiva in reazione ad altre emozioni o stati d’animo sottostanti, come la paura, il dolore, la frustrazione, la delusione. Consente la rapida attivazione del sistema difensivo di attacco o fuga. Nel corso della crescita, l’esperienza della rabbia, sia al livello introspettivo che nell’espressione comportamentale, può variare.

Durante l’infanzia, la rabbia può essere compresa e gestita con modalità differenti rispetto all’adolescenza: nei bambini,  le emozioni appaiono più semplici e, tendono ad essere percepite in modo intenso ma tendenzialmente definito, rendendo riconoscibile ogni emozione per volta. Diversamente, durante l’ adolescenza si attuano cambiamenti profondi nello sviluppo fisico, nello sviluppo cerebrale, nella capacità di mentalizzare, nella sfera relazionale e sociale. Le emozioni assumono una connotazione di maggiore complessità, appaiono contraddittorie e dalle diverse sfumature; si possono percepire più emozioni contemporaneamente e questo rende più difficile per l’adolescente riconoscerle, decodificarle ed esprimerle.

In adolescenza, lo sviluppo delle funzioni psichiche, al pari di quanto avviene per le proporzioni corporee, procede in maniera disarmonica. Difatti se dal punto di vista cognitivo l’adolescente ha accesso al pensiero astratto e ipotetico-deduttivo come l’adulto, dal punto di vista emotivo conserva ancora una quota di instabilità che si manifesta con una maggior vulnerabilità a risposte impulsive e meno consapevoli: reazioni come rabbia, propensione al rischio, estrema flessibilità e adattabilità ai cambiamenti ambientali, spinta alla gratificazione e alla ricerca di sensazioni “forti”. La capacità di giudizio, la possibilità di vagliare in anticipo le conseguenze delle proprie azioni, la corretta valutazione del rischio, nonché la capacità di decodificare e tollerare i propri stati emotivi sono competenze che si consolidano solo più tardi verso la fine della fase adolescenziale.

Tutti questi aspetti rendono le risposte affettive degli adolescenti intense e ambivalenti. Sono capaci di provare estrema disperazione, rabbia intensa, ansia paralizzante, come anche di lasciarsi guidare da invincibile idealismo, indistruttibile coraggio e cieca determinazione.

La fisiologica disarmonia fra lo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale, richiede un ascolto attento e una qualità della presenza, da parte degli adulti poiché proprio in questo “gap”, si annida il disagio adolescenziale, e si alimenta il conflitto generazionale.

Non rinunciamo ad ascoltare un adolescente, perché oltre la rabbia, c’è un fragile sé in costruzione, che si fa strada in un complesso processo di cambiamento.

Il cortometraggio “Bad” è stato realizzato da studenti di un Liceo, colpisce perché rappresenta uno spaccato di realtà vicina a tutti noi. Fa riflettere, per la potenza del messaggio che trasmette: qualunque cosa accada, non ci salva il giudizio, ma il rispetto, l’ascolto, la vicinanza.

Il disturbo Borderline di Personalità: Tra impulsività e instabilità

Storicamente, nello studio della psicopatologia, si fa riferimento al termine borderline per descrivere un’ “area di confine” tra la sintomatologia nevrotica (ad esempio, problemi di ansia e depressione) e quella psicotica (pseudoallucinazioni, idee di riferimento, ideazione paranoide e dissociazione).

Le persone con disturbo borderline di personalità (DBP) tendono a sperimentare emozioni e stati d’animo estremamente intensi che possono cambiare in modo rapido e improvviso. Generalmente, mostrano difficoltà a tollerare lo stress o calmarsi quando si sentono in balia di emozioni negative come rabbia, tristezza, ansia, frustrazione, ecc. Di conseguenza, in queste persone sono frequenti scoppi di rabbia e comportamenti impulsivi come l’abuso di sostanze, rapporti sessuali a rischio, autolesionismo, shopping compulsivo, binge eating (abbuffate incontrollate) e tentativi di suicidio.

Le parole chiave per questo disturbo sono “impulsività e instabilità”. Difatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo definisce Disturbo dell’Instabilità Emotiva di Personalità (Emotionally Unstable Personality Disorder, EUPD).

Tra i disturbi di personalità, il disturbo borderline è quello che giunge più comunemente all’osservazione clinica. Colpisce l’1,1%-2,5% della popolazione generale adulta, interessando principalmente il sesso femminile (70%) con enormi costi sociali, comparabili alla schizofrenia. L’esordio avviene in adolescenza o nella prima età adulta. La prevalenza del disturbo è molto più elevata in popolazioni cliniche, sia di pazienti ambulatoriali (9.3%) che ospedalizzati (20%).

Vi è un alto rischio suicidario, superiore di 50 volte rispetto alla popolazione generale. Per via degli scoppi d’ira, i comportamenti auto ed etero distruttivi e i cambiamenti d’umore, le persone con disturbo borderline di personalità tendono ad avere relazioni interpersonali disfunzionali. Possono essere considerate ” “faticose” da gestire da parte di parenti, amici e colleghi.

Molte persone con disturbo borderline di personalità sono intelligenti, ma a causa del disturbo non riescono ad autorealizzarsi, molti hanno problemi a completare gli studi o a trovare e mantenere stabilmente un lavoro soddisfacente e all’altezza delle loro potenzialità.

Appaiono instabili nelle relazioni, temono l’abbandono, oscillano tra idealizzazione e svalutazione delle relazioni sentimentali ed amicali. Compiono sforzi disperati per evitare un reale o immaginario abbandono. Sono comuni, crisi relazionali, generalmente più frequenti e intense dei normali alti e bassi con compagni, amici e colleghi. Molti pazienti si ritrovano ripetutamente in relazioni instabili ed intense ma generalmente poco sane e soddisfacenti, con un atteggiamento che oscilla tra bisognoso e rifiutante, e manifestazioni di aggressività e sottomissione.

Anche l’immagine di sé è instabile in modo persistente e marcato.

La maggior parte dei pazienti si fa del male (60-70%) e spesso abusa di sostanze come forma di “auto-medicamento”, cioè nel tentativo di regolare l’umore disforico, le intense emozioni negative e i cronici sentimenti di vuoto. Come spesso accade con i disturbi di personalità, il disturbo borderline può essere ego sintonico, poiché i tratti di personalità problematici hanno un esordio precoce e fanno parte del modo abituale di sentire, pensare e relazionarsi, la persona può far fatica a riconoscere le proprie difficoltà. Molti cercano aiuto a causa di disturbi associati come ansia, depressione, disturbi alimentari, dipendenza da sostanze.

Il disturbo borderline si presenta spesso in comorbidità con altri disturbi, tra cui il disturbo bipolare, gravi forme di depressione, disturbi psicotici, abuso di sostanze, bulimia nervosa, anoressia nervosa, binge-eating, disturbo di deficit da attenzione/iperattività (ADHD).

Ai miei cari, ai miei clienti, agli utenti che incontro ogni giorno

“Di tutto restano tre cose: la certezza che stiamo sempre iniziando, la certezza che abbiamo bisogno di continuare, la certezza che saremo interrotti prima di finire.
Pertanto, dobbiamo fare dell’interruzione un nuovo cammino, della caduta un passo di danza, della paura una scala, del sogno un ponte, del bisogno un incontro.”
tratto da un’opera teatrale di Fernando Sabino, scrittore brasiliano
(erroneamente attribuita a Fernando Pessoa)

La nostra esperienza possa insegnarci che la perfezione è solo un ideale, che i sogni sono preziosi alleati, che gli errori sono amici, che accettando la nostra umanità possiamo sviluppare un potenziale trasformativo.

Dott.ssa Valeria Papa, psicologa psicoterapeuta, valeriapapa@yahoo.it, +39 3932281924

Bansky, Girl with Ballon, 2004

Dalla crisi all’opportunità

“Liberati dalle preoccupazioni, pensa a chi ha creato il pensiero! Perché te ne rimani in prigione quando la porta è spalancata? Esci dall’intrico della paura di pensare. Vivi in silenzio. Scivola giù, giù negli anelli dell’essere che si aprono.” RUMI

E’ ormai diffuso un senso di stanchezza, di preoccupazione, un intreccio di emozioni molteplici che scivolano nella quotidianità. Il clima di preoccupazione che ci circonda ormai da mesi, ha un impatto sul nostro modo di vivere e di sentire. Basta poco a farci precipitare nello sconforto, piccoli particolari che in condizioni di normalità passerebbero inosservati: una fila inaspettata, un dolce riuscito male, il pianto di nostro figlio, una caduta. E’ indubbio che il modello precedente di vivere le nostre abitudini, sia stato messo in crisi dall’impatto del virus, e dai necessari cambiamenti occorsi.

Ma quale futuro ci aspetta? C’è chi pensa che tutto cambierà, chi invece pensa che resterà tutto uguale, anzi che peggiorerà. Sembra che sia connaturato nella natura umana, dimenticare le tragedie passate per riprendere la vita di sempre, coerentemente con l’istinto di sopravvivenza e lo spirito di adattamento.

In effetti, non sappiamo come andrà, ma il nostro libero arbitrio farà la differenza: sceglieremo di essere più umani o disumani? più liberi o controllati? più aperti o più introversi? Più capaci di vivere il presente o più bloccati tra passato e futuro?

In ogni momento le nostre scelte fanno la differenza. A volte ci rendiamo conto, nonostante i nostri sforzi, di non poter cambiare il corso di alcuni eventi. Ma non abbiamo idea di quanto il nostro atteggiamento possa fare la differenza.

Noi non lo sappiamo, nessuno ce lo ricorda, spesso lo dimentichiamo: possiamo scegliere con quale atteggiamento affrontare la vita.

“Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla” – Martin Luther King

Possiamo scegliere “un senso” che ci salvi nei momenti difficili.

Persi nella routine di una quotidianità che ci avvolge, ci seduce, ci offre conforto, attiviamo il pilota automatico, senza soffermarci sui segnali che il nostro corpo ci invia, sulle emozioni, sui bisogni e desideri più nascosti. Inconsapevolmente perdiamo pezzi di consapevolezza, mostrando a noi stessi la stessa faccia, le stesse certezze.

Inaspettatamente, la crisi crea una straordinaria rottura nella routine quotidiana, per quanto ci spaventi. La crisi, ha in sé anche un’opportunità. La parola “crisi” (dal lat. crisis, gr. κρίσις «scelta, decisione, fase decisiva di una malattia», der. di κρίνω «distinguere, giudicare») riconduce al significato di scelta. “Crisi”, non ha un’accezione negativa, ma custodisce nella sua derivazione, il significato di una scelta, il valore di un’opportunità di cambiamento. Cogliere dalla crisi un’opportunità, vuol dire abbandonare la pretesa di controllare noi e gli altri. Vuol dire, cogliere il rischio di abbandonare certezze note per accogliere il nuovo.

Senza crisi non può esserci cambiamento. Senza cambiamento non può esserci sfida. Senza sfida, la vita rischia di appiattirsi in abitudini e routine che limitano entusiasmi, stupori, passioni, emozioni. Già anticamente Epitteto asseriva che i fatti non sono di per sé, né postivi, né negativi. Sta a noi interpretarli. Aggiunge inoltre che quanto più sceglieremo una lettura positiva dei fatti, tanto più ci avvicineremo alla verità.

Poter scegliere come vivere, con quale atteggiamento affrontare gli eventi della vita : con questa libertà interiore, tutto è possibile.

Dott.ssa Valeria Papa

Psicologa, psicoterapeuta


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