Sono grata

Sono grata ai confronti. Aprono la strada alla perdita di certezze, ci mettono in discussione, ci svelano parti intime e sensibili di Noi.

Spesso la volontà di affermare le proprie convinzioni ci fa perdere di vista chi abbiamo di fronte. Imponendoci, con atteggiamenti di sfida e superiorità, avvertiamo un vano senso di sicurezza, ma non ci accorgiamo di perdere il contatto con l’altro, non ci accorgiamo di perdere l’altro.

Ma, se davvero provassimo ad accomodarci nonostante la scomodità, ad ascoltare entrambi, nonostante la diversità, nonostante la rabbia, nonostante la paura…

Se la curiosità e l’interesse per l’altro prevalessero, anche solo in alcuni momenti…

Se, passata la tormenta, continuassimo ad ascoltare i silenzi, potremmo avvertire una forza, lieve ma possente, ergersi delicatamente in Noi.

Una nuova consapevolezza: abbiamo vinto in due.

“I figli hanno bisogno di sentire che c’è un posto per loro nella testa e nel cuore di ciascun genitore”. V.Papa

Sentire di avere un posto sicuro è una salvezza nella vita. Un giocattolo, uno spazio, una relazione, un ricordo, un sogno.

E crescendo, ritrovare se stessi come “posto sicuro” è un sollievo nei momenti di difficoltà, una sorpresa nei momenti di inaspettata disillusione, una scoperta nei percorsi di cambiamento.

“Non chiederti di cosa ha bisogno il mondo. Chiediti cosa ti rende felice e poi fallo. Il mondo ha solo bisogno di persone felici.” (Antoine De Saint- Exupéry)

Tutto nasce dal vuoto

Dipinto di Shamsia Hassani

Ogni cosa ha il suo tempo. Proprio come la creatività, l’unione, l’incontro, l’integrazione, la crescita, le incomprensioni, le separazioni, le fratture, le solitudini. Anche il vuoto ha il suo tempo. Eppure tendiamo a scartarlo, a sfuggirvi, a colmarlo.

Se solo potessimo accoglierlo nel silenzio intimo di noi stessi, potremmo scoprirci testimoni di una scintilla di generatività.

Proprio come accade all’universo ♾️

famiglie divise

Valeria Papa

La separazione familiare è considerata come un evento para-normativo nel ciclo vitale di una famiglia. Una dimensione di conflittualità è normale. Tuttavia, in alcuni casi, il conflitto può cronicizzarsi “durante e dopo” la separazione, fino a compromettere la capacità di preservare il proprio benessere e la capacità genitoriale di garantire il benessere dei figli.

Il conflitto assorbe energie, attiva difese, condiziona gli umori e le relazioni, esaspera le crisi. In alcune occasioni sembra alimentarsi senza fine. 

Le famiglie altamente conflittuali assumono modalità relazionali rigide, distruttive, critiche che coinvolgono anche i figli. L’alta conflittualità è considerata come un fattore di rischio per la crescita armonica dei figli.

Le separazioni conflittuali possono tradursi in lunghi procedimenti giuridici in cui la Magistratura può intervenire anche per accertare l’esistenza di fattori di rischio ed indicare, interventi a sostegno del nucleo familiare o interventi di protezione e tutela dei minori.

Il professionista, che accompagna le famiglie nei percorsi disposti dal Giudice, deve conoscere l’influenza che l’obbligatorietà ha nelle persone, il peso dei pregiudizi che aleggiano in alcuni contesti di aiuto e al tempo stesso, anche il senso di opportunità che può essere colto dagli utenti in questi invii. Il professionista non può rinunciare al contatto con la propria esperienza interiore, considerando il peso di certi mandati sul proprio setting interno.

Dott.ssa Valeria Papa, psicologa, psicoterapeuta, mediatrice familiare e psicologa giuridica

Riceve on line e in presenza. Tel 3932281924

Il 13 ottobre si è tenuta la presentazione del libro “Prendersi cura dei legami familiari, una clinica centrata sulle persone” presso la biblioteca delle Oblate a Firenze. È stato un momento ricco di incontri e riflessioni condivise che ci conferma ancora una volta l’importanza delle relazioni e la cura delle stesse.
Grazie a tutte le persone che sono intervenute

Prendersi cura dei legami familiari.

Domani saremo a Firenze. Porterò la voce dei bambini che vivono una separazione familiare

Riflessioni di una psicoterapeuta

la congruenza

Ogni psicoterapeuta è prima di tutto una persona, con la propria umanità, emozioni espresse e sottese, aspettative nascoste, pensieri dalle molteplici sfumature, conflitti interiori che animano lotte interne.

Inciampa, cade e si rialza.

Lotta per autoregolarsi, disciplina gli eccessi emotivi, lima le rigidità, mette in discussione le proprie certezze e ingaggia la propria sensibilità al servizio della relazione.

Ogni psicoterapeuta spazza, pulisce, arieggia, e soprattutto fa spazio affinché l’altro possa mettersi comodo.

Si prepara ad accogliere l’altro in uno spazio condiviso. Uno spazio in cui le maschere possono essere riconosciute, definite, indossate al bisogno, per scelta, e non per rigida necessità di difesa da giudizi o attacchi.

Uno spazio in cui l’incontro possibile è tra due umanità.

Valeria Papa

Opera artistica di Shamsia Hassani

Riflessioni di una psicoterapeuta

L’ascolto

Opera grafica di Shamsia Hassani, “Once upon time“.

A volte mi chiedo perché ci piaccia ascoltare gli altri. Le risposte che risuonano in me sono tante. Perché posso imparare qualcosa sulla vita, sugli altri, su di me, per non essere solo, per aiutare l’altro a sentirsi meno solo, per dar valore al mio tempo. Ma come scrive Rogers, c’è qualcosa di nascosto dietro l’ascolto di qualcuno. Dietro il messaggio espresso dall’altro c’è l’universale. Dietro tutte le comunicazioni personali che realmente ascolto, sembrano esserci delle “ordinarie leggi psicologiche, aspetti dello stesso ordine che troviamo nell’universo. Quando ascolto qualcuno, c’è la soddisfazione di ascoltare questa persona e la soddisfazione di sentirsi in contatto con ciò che è universalmente vero.” (C. Rogers 1980, a way of being).

Quando ascolto profondamente qualcuno, presto attenzione alle parole, alle emozioni, ai bisogni, ai significati, al tono di voce, ma anche al significato che intuisco sottilmente, oltre l’attenzione cosciente mia e dell’altro. A volte sento un sottile lamento umano che si cela sconosciuto, al di là della superficie.

Così ho imparato a chiedermi: posso davvero percepire oltre il significato delle parole? Posso sentire le forme del mondo interno di questa persona che ho di fronte? Può esservi in me una risonanza, al punto da intuire i significati che quella persona teme e tuttavia vorrebbe comunicare?

Ascoltare comporta conseguenze, poiché dissolve l’alienazione. Quando ascolto veramente una persona, prestando attenzione ai significati importanti in quel momento, non solo alle parole ma a tutta la sua totalità, quando le faccio capire che sto ascoltando davvero i suoi significati privati e personali, allora accadono diverse cose. L’altra persona sente che sono lì vicino, non per sostituirmi giudicare o consigliare, ma semplicemente per esserci. E allora, in primo luogo si nota uno sguardo pieno di gratitudine. L’altro si sente più rilassato e vorrebbe esprimere più cose del suo mondo. Sente un nuovo senso di libertà e disponibilità verso il processo di cambiamento. Una nuova sottile speranza.

Quando un persona sente di essere profondamente ascoltata, i suoi occhi brillano, si inumidiscono. In una certa misura realistica, la persona si commuove di gioia. Come se dicesse: qualcuno mi ha ascoltato e capisce cosa mi sta accadendo.

Ci sono moltissime persone che vivono isolate, come in una gabbia o in una prigione, che non lasciano trasparire nulla all’esterno. Se ascoltiamo con acuta sensibilità, si possono cogliere dei messaggi che provengono dal profondo.

Quando si è davvero ascoltati, si è capaci di ri- percepire il proprio mondo in modo nuovo. Certe cose che sembravano aggrovigliate, possono chiarirsi pian piano, e sciogliersi sottilmente. Come una confusione che si trasforma in un flusso che scorre con progressiva limpidezza.

Valeria Papa, psicologa e psicoterapeuta


Maggio: 2024
L M M G V S D
 12345
6789101112
13141516171819
20212223242526
2728293031  

Archivi